Performance artistica “L’Urlo Muto della Serenissima Dinosaura” di Gualtiero Dall’Osto
eseguita il 22 Settembre 2019 nella Pescheria di Rialto, Venezia.
Evento realizzato con la partecipazione alla regia di Valentin Rosca, primo ballerino del
Teatro di Rivista “Constantin Tanase” di Bucarest, e con la partecipazione aggiuntiva di
Giulia Bona, Gaia Dall’Osto, Daniela Schiavo, Carlo Setti e Tobia Dall’Osto.
Documentazione fotografica a cura di Danilo Reato e Maurizio Torresan.
L’Urlo Muto della Serenissima Dinosaura – Gualtiero Dall’Osto
di Danilo Reato
“In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato; quando un popolo straniero vi si insedia con la forza […]; o, infine, quando gli abitanti perdono la memoria di sé, e, senza nemmeno accorgersene, diventano stranieri a se stessi, nemici di se stessi”– così, l’archeologo e critico d’arte Salvatore Settis mette in guardia i veneziani dall’unica possibile tragica conclusione senza una totale inversione di rotta: “Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino”. Ma sapremo fino in fondo cogliere quel disperato messaggio in bottiglia che fluttua ormai da tempo sulle ultime aquegrandi che sommergono, non solo oggetti e persone, ma anche i ricordi estremi di una città che muore, quasi senza lamentarsi, cadendo nell’oblio di sé più assoluto?
È proprio da queste amare considerazioni che parte la perfomance artistica L’Urlo muto della Serenissima dinosaura, ideato dal maestro mascarer Gualtiero Dall’Osto con le coreografie di Valentin Rosca, primo ballerino del Teatro di Rivista “Constantin Tanase” di Bucarest. L’azione teatrale si è svolta, nel settembre scorso, nel contesto più azzeccato: la Giornata dell’Artigianato, all’interno della splendida cornice della Pescheria di Rialto, uno dei luoghi della quotidiana sofferenza della città-pesce che vede a poco a poco morire lentamente tutte le sue più vitali e necessarie attività. Il tutto nasce da una profonda riflessione legata al mondo dell’artigianato veneziano e alle avversità e ai drastici mutamenti che gli antichi mestieri soffrono ai nostri giorni. Una città come Venezia, artificiale per eccellenza, nata per opera del lavoro di tanti artigiani creativi, ha bisogno, più di qualsiasi altra al mondo, per la sua futura sopravvivenza proprio di quelle “mani intelligenti” e invece quegli antichi mestieri, un po’ alla volta dimenticati, tramontano inesorabilmente o si lasciano emigrare altrove. Questo è l’amaro destino e proprio per risvegliare l’orgoglio e le coscienze degli ultimi veneziani che è stata ideata questa particolare danza macabra.
Ecco allora incedere lentamente sulle note di Casta Diva di Vincenzo Bellini il ballerino Valentin Rosca portando verso l’ara sacrificale una maschera gigantesca per poi appoggiarla lungo il suo corpo disteso, mentre quattro aiutanti, interpretati rispettivamente da Giulia Bona, Gaia e Tobia Dall’Osto, Daniela Schiavo e il maestro mascarer Carlo Setti, tendono un lindo e bianco sudario su cui Dall’Osto, vergando col rosso sangue, con gesto bilioso e selvaggio, alla maniera del maestro Emilio Vedova, sintetizza le drammatiche lacerazioni vissute dalla odierna Serenissima: “Guernica del nostro tempo, Patrimonio incompreso dell’umanità, Riserva artigiana, SOS Laguna, Paga il ticket e fatti un selfie, Hotel Venezia take away.”
La maschera allora ha un improvviso sussulto di vita, risorge, ingurgita e poi rivomita il sudario macchiandosi di rosso sangue e alla fine quel sudario si trasforma in un manifesto di denuncia innalzato come a sipario a chiusura dell’azione scenica.
La performance di Dall’Osto vuole dunque essere un modo di reagire in controtendenza a questa “eclissi della memoria” e mettere a disposizione degli abitanti e di tutti quelli che non si riconoscono e non accettano più passivamente questo ruolo da fantasma, o da dinosauro in via di estinzione, ruolo che una forzata vocazione turistica, da altri voluta e sostenuta e mal digerita dai suoi ultimi abitanti, ha ormai da tempo assegnato ed imposto in modo pesantemente coercitivo a tutta la città.